Fotografie

Fango

Zoom su occhio di elefante

Oggi sento fango
sulla pelle
che seccato stringe
e brucia senza sole
in ogni poro penetrato
nelle rughe infiltrato.
E fango tra i capelli,
rigidi come canne
in penombra,
pesantezza di me stessa
che lenta si muove.
Fango cosparso
come unguento sporco
che sporca l’anima
e – mentre fuori piove –
non cerco liberazione.
Con occhio triste
guardo dentro,
comprendendo quanto
sia ingombrante
e a chi mi osserva dubbioso
oggi di fango mi aggredisco
per non soffrire d’amore.

14 aprile 2012

Fango © Paula Becattini


Venere

Venere di Milo (Museo del Louvre, Parigi)

Sono venere di marmo
scolpita per sbaglio
dalle proporzioni sinuose
e mammelle generose.

Sono venere preziosa
che guarda perduta
– oltre un pensiero, un’idea –
in un mistero racchiusa.

Prigioniera della mente
in sogni e peregrinazioni
pochi i sentimenti palpabili
inconsistenti come polvere.

Sono venere senza libido…
Chi mi dona una lacrima?
Oppure un sorriso?

13 maggio 2010

Venere © Paula Becattini


Tennis tavolo: breve storia della racchetta

Racchetta da tennis tavolo del 1925

All’inizio erano a manico lungo, di forma ovale ma più piccola di quella da tennis. Alcune avevano le corde, altre carta pecora simile a quella del tamburello.
Poi nel 1890 si diffondono quelle in legno e di compensato.
In foto un esemplare del 1925: nuda, con il manico in sughero, verniciata con la coppale per non farla deformare… La pallina vi scivola sopra che è una bellezza!
E così, nel giro di pochi mesi, incominciano “sperimentazioni varie”. Per la ricopertura vengono usati il sughero, le tele, le gomme, insomma di tutto e di più.
Si racconta che un certo Cood, inglese, utilizzò una stuoia di gomma a rete (materiale usato nei negozi per non far rotolare le monete durante i pagamenti), vincendo così la finale di un torneo per 50 a 3.
Nel 1892 nasce la gomma con i puntini, usata fin nel 1960.
Nel 1930 si inizia a utilizzare in gara tre o quattro racchette diverse, a seconda del gioco s’intende fare: una di legno, una ricoperta di sughero, un’altra con gomma puntinata, ecc.
Ma la vera svolta della racchetta da tennis tavolo avviene nel 1952, quando ai campionati di Bombay Satoh, giapponese, utilizza una ricopertura di gommapiuma e diventa campione del mondo.
Per riequilibrare i livelli di gioco, nel 1959 si arriva a un compromesso tra asiatici ed europei, che consentirà comunque di mantenere vertici spettacolari al gioco: la gomma piuma può essere usata, però deve essere ricoperta da gomma con puntini, il tutto senza superare i 4 millimetri di spessore per faccia. Nasce la famosa copertura sandwich, gommapiuma più caucciù.
Nel 1960 nasce il top spin moderno ed è la rivoluzione del gioco. Chi non lo usa è tagliato fuori. Così, dopo qualche anno, il belga Toni Hold inventa la gomma antitop, una gomma dura e scivolosa, usata solo su una faccia: gli effetti non si sentono. I giocatori di sandwich vanno in crisi.
Finalmente nell’ottobre del 1977 il tennistavolo viene riconosciuto come sport olimpico e dalla Cina arriva la gomma con puntini lunghi, chiamata anche gomma erba.
Nel 1983 la federazione mondiale decide che la racchetta deve avere due colori, una a faccia rossa e l’altra nera. Con questa decisione scompaiono quasi del tutto le gomme antitop e a puntini lunghi.

Madonna del Ping Pong

Dopo questa breve storia della racchetta, non ci resta che allenarsi duramente!
E ogni tanto rivolgere una preghierina alla Madonna del ping pong.
Perché giocare è divertimento, ma vincere tira sù il morale!

4 aprile 2012

Tennis tavolo: breve storia della racchetta © Paula Becattini


E luce fu

Madonna con bambino (Abbazia di Orval)

Buio.
Non proprio: a volte profondo, a volte macchiato di colori indefinibili. Scrutato inconsapevolmente e mai compreso.
Un buio dove regnerebbe il silenzio se non fosse per quel “fluire” costante e ovattato accompagnato da un ritmico scandire in controtempo: tum tam, tum tam, tum tam… In compagnia. In lontananza.
Buio.
Tutto è così lieve. Eppure si espande.
Costante cresce una forza fin quando stringe in una morsa.
E spinge. Spinge ancora.
I colori si trasformano: brulicano in vortici impazziti, si striano improvvisamente, si lacerano violentemente, velocemente aggrediscono.
Uno schiaffo improvviso, devastante.
Un’esplosione di energia.
E luce fu…
Per un lasso di tempo concesso, senza ben comprenderne il perché.
Sono nata senza ricordi. Sono cresciuta accumulandoli e custodendoli gelosamente con le esperienze. Ho contribuito al mistero.
Ma ora, stanca, mi addormenterò in un meritato riposo. Nel buio.
Non proprio: a volte profondo, a volte macchiato di colori indefinibili. Scrutato inconsapevolmente e mai compreso.
Un buio dove regnerebbe il silenzio se non fosse per quello schiaffo improvviso, devastante.
E luce fu… per un altro lasso di tempo concesso.

30 marzo 2012

E luce fu © Paula Becattini

Samsung GX-20
15/08/2011 – 15:39

Velocità otturatore: 1/250 sec
Numero di apertura: f/11
Apertura: f/11
Iso: 100
Lunghezza focale: 210 mm
Lente: Tamron AF 80-210mm F4-5.6
Metodo misurazione: pattern
Pixel: 3104 x 4672
Scatto in formato: DNG (RAW)


Aiuola (divagazioni mattutine)

Aiuola

Aiuola.
Che strana parola
ti torce la lingua
ti torce la bocca
con un che sensuale
quasi carnale
come certi fiori
certe grasse foglie
macchiate di cruore.

Aiuola.
La pronuncio piano
con lento movimento
mentre le labbra
lasciano un che
provocante nell’aria
quasi a cercare
quasi a ingannare
il tempo dell’attesa.
Anelo sentori
di primavera.

1 marzo 2012

Aiuola (divagazioni mattutine) © Paula Becattini


Infinitamente

Particolare del monumento Atomium a Bruxelles

Cento anni ancora,
mille e forse più.
Di un bacio l’aurora
di un abbraccio il fuoco.
E poi quella sensazione,
come di esserci ritrovati
alla fine del mondo,
mai abbastanza presto
giammai troppo tardi
per capire quanto ci amiamo
ovunque nel tempo.
Ché io ci credo
al nostro eterno cercarsi.
Chiunque un domani saremo…

13 febbraio 2012

Infinitamente © Paula Becattini


Né bianca, né nera

Particolare di una fontana di Arezzo

Né bianca, né nera
la mia coscienza
mentre ancora s’infiamma
all’idea di me, nuda
percorsa dal desiderio
sfiorandomi la pelle
e tintinnando a te
i miei gioelli.

Né bianca, né nera…
che già sento l’onda arrivare
e le tue mani premere i seni
quasi a volermi trattenere.

19 febbraio 2009

Né bianca, né nera © Paula Becattini


Muta la poesia

Tunisia del nord, panorama

Muta poesia
su carta diafana
nell’anima afona
muta dal di dentro
fuori si placa
rigetto disperato
rituonando nella mente
macchiando il presente
Muta la poesia
in chi ne legge
l’afono sentimento
per l’attimo
che grida e piange
accarezza e ferisce
indelebile lascia traccia
o leggera passa
E muta
muta si perde,
eco del suo vagito.

31 gennaio 2012

Muta la poesia © Paula Becattini

Pentax K100D
05/08/2010 – 14:15

Velocità otturatore: 1/750 sec
Numero di apertura: f/8
Iso: 200
Lunghezza focale: 18 mm
Lente: smc Pentax 18-55mm F3.5-5.6 AL
Metodo misurazione: Spot
Pixel: 3008 x 2008
Scatto in formato: PEF (RAW)

 


Vestita di niente

Parure

Distesa, languida sul letto
vestita di niente ti guardai
con occhi liquidi e labbra carnose
dischiuse su morbido bacio.
Vestita di niente
mille rose ti donai.
Insieme ne sfogliammo i petali
in quella sera che mai tornerà.
Mille le strette sussurate
durante l’attimo più bello
ed io vestita di niente rimasi,
ad attendere il giorno dopo
col sapore di un caffè
sorseggiato nella solitudine
di quel che fu per me
un breve amarsi intensamente.

30 gennaio 2012

Vestita di niente © Paula Becattini


Mum

Lussemburgo: Abbazia di Neumunster e giardini

Lo so che da lassù hai una visione migliore…
Ma stamani mi sono svegliata con questo pensiero.
Oggi sono tre anni.
Non manca giorno in cui non sia con me.

Questa cartolina è comunque per te.

28 gennaio 2012

Mum © Paula Becattini

Samsung GX-20
02/08/2011 – 11:24

Velocità otturatore: 1/180 sec
Numero di apertura: f/6,7
Apertura: f/6,6
Iso: 100
Lunghezza focale: 18 mm
Metodo misurazione: media a prevalenza centrale
Pixel: 3104 x 4672
Scatto in formato: DNG (RAW)


Mickey Mouse is dead

Mickey Mouse is dead

Quando tuo marito, un giorno, al telefono ti dice:

«Dopo tanto lavoro, me lo merito proprio questo pomeriggio di relax…»

Ovvero tre ore di palestra, piscina, sauna, biosauna, bagno turco, idrogetto, vasca idromassaggio, docce emozionali e, perché no, aperitivo al ristorante…
Non serve a niente, una volta rientrato a casa, guardarlo negli occhi e chiedergli:

«Perché tu lo meriti ben tre volte a settimana e io mai?!?»

Cadrebbe dalle nuvole!
So benissimo che è tutta invidia la mia.
Almeno non infilzasse lo stiletto nel cuore…

27 gennaio 2012

Mickey Mouse is dead © Paula Becattini


Una V7 da copertina

Moto Guzzi - Cilindri Italiani: calendario 2012

La storia di questi “Cilindri Italiani” è una gran bella storia.
Nel senso che… nessun’altra all’infuori della Moto Guzzi rappresenta al meglio, in materia motociclistica, l’Italia all’estero.
Fondata il 15 marzo del 1921 da Carlo Guzzi e Giorgio Parodi, questa celeberrima azienda ha prodotto più di 50 modelli dalla sua fondazione, specializzandosi nei motori bicilindrici a V di 90º.
Con le partecipazioni alle gare dal 1924 in poi la marca si afferma sempre più fin quando, dopo il conflitto, nel 1946 la società diventa Moto Guzzi S.p.A. e al fine di conquistare nuove tipologie di clienti costruisce il suo primo motore a due tempi, il Guzzino 65. Solo nei primi tre anni ne verranno costruiti 50.000 esemplari!
Poi sopraggiunge la crisi.
Nel 1964 muore Carlo Guzzi; nello stesso periodo si diffondono le automobili e la quantità totale di moto vendute diminuisce.
Per cercare un’uscita da questa situazione, l’anno successivo l’ingegner Giulio Cesare Carcano progetta il motore V2 di 90º frontemarcia, divenuto poi nel tempo l’icona stessa della Moto Guzzi ed ancor oggi costantemente aggiornato ed utilizzato!
Nel 1971 viene presentata la V7 Sport, una moto sportiva destinata ad entrare nella storia per le caratteristiche dinamiche dell’accoppiata motore-telaio e per essere l’unica moto di serie, nel panorama mondiale dell’epoca, a superare i 200 km/h. Per il mercato americano vengono approntate le versioni Special, California e Ambassador.

Da oltre quarant’anni, le valvole e i bilancieri del motore V7 giocano tra loro, emettendo il classico “ticchettio” che, unitamente allo scarico, caratterizza il famoso suono del bicilindrico di Mandello del Lario. Inconfondibile!
Ancora oggi la passione per questo motore accomuna tante persone… me compresa! Che lo apprezzo, insieme a tutto il resto, anche per il suo lato estetico, tanto da sentirne il desiderio di fotografarlo!
E così ho avuto l’onore che uno dei miei scatti fosse scelto per la copertina del calendario 2012 realizzato da Cilindri Italiani!
Quando l’ho scoperto il mio cuore ha fatto «Brum… Brum… Bruuummm!»

Il calendario potete trovarlo qui. La foto al completo invece è qui.

23 gennaio 2012

Una V7 da copertina © Paula Becattini