Vesta
Quando poggiasti le mani calde
su queste fondamenta ruvide
crollarono le fragili mura di un passato
ancora presente.
Liberasti il concatenarsi infinito
in mille stanze di eco infelici
in un gioire spensierato
quasi dimenticato.
E del mio tempio ritrovasti l’animo
per riedificarlo saldo
tra i colori vividi e l’ardore sacro
della nostra meraviglia.
Questo è amore…
20 maggio 2015
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Vesta © Paula Becattini
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Una curiosità
Vesta, nella mitologia romana, era la dea del focolare domestico, venerata in ogni casa.
Il culto di Vesta consisteva principalmente nel mantenere acceso il fuoco sacro: le sacerdotesse legate al suo ordine, quello delle famose vestali, avevano il compito di custodire il fuoco sacro alla dea, acceso all’interno del tempio a lei dedicato, facendo sì che non si spegnesse mai.
Senza un verso
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Senza un verso e senza un senso
le mattine nel loro susseguirsi
in un caos pre-ordinato
mentre spoglio d’infelicità
le prime ore per poi rivestirle
[Occhi verdi e la tua bocca]
riempiranno in silenzio
o forse accompagneranno
un’attesa che s’insinua
giorno dopo giorno
tra le mie pieghe
[Se solo tu mi volessi un poco bene]
quelle parole erano un eco
e non vogliono tornare
senza un senso, senza un verso
come mani vuote in grembo
ed io ad aspettare
[Forse un dì scriverò ancora d’amore.]
Sono pagina bianca da riempire.
7 aprile 2014
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Senza un verso © Paula Becattini
Rivivere
Umide labbra
e profumo di erba appena tagliata:
bacio un timido sole
mentre corre la strada.
A fianco colline tradite
dall’assenza di passi gioiosi
ricordano seni giovani e fianchi vigorosi.
Ma il passato reciso muore
e sgorga un nuovo desiderio
mentre la primavera incombe.
Così lancio uno sguardo al cielo:
non c’è pace, non c’è sereno.
Solo un’eco di silenzi rumorosi
senza dare un senso
a questo sentore che m’inebria.
Forse è solo solitudine.
Forse è solo voglia di rivivere.
28 aprile 2013
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Rivivere © Paula Becattini
Fugge la primavera
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Mormoro ormai una musica senza tempo
un addio nel silenzio schiacciante
senza parole pesanti su di un cuore stanco
che a volte si agita per niente.
Nessuno sa quale volto indosso
mentre ripropongo strofe
in moto continuo nella mia mente
e sembra ieri quando duettavi con me
nella penombra di una stanza.
Oh, fugge! Fugge la primavera
con i suoi baci caldi
le promesse perdute nella brezza
che adesso scuote muta e raffredda.
Di parole ne avrei ancora da donare
che le ho abbandonate all’eco
disperdendole tutte dentro me.
Mai sono tornate indietro.
22 marzo 2013
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Fugge la primavera © Paula Becattini
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Come sonagli al vento
Nel mio stare senza chiedere
si nasconde la speranza
di ritrovare quel cielo
e quella stanza
dove appendere i desideri
come sonagli al vento.
Intanto le mie braccia
dondolano al pensiero
e accolgono dolci aliti
e due occhi
dove rintanarsi
per trovare sollievo.
Lo specchio di me
rimanda un’immagine
che del dare ha la tenerezza:
non ho età, né innocenza.
Mi attendo,
mentre la vita mi prende
e con amore
mi lascio prendere.
Mille erano i sonagli
e ancora
il loro eco risuona intorno.
Al mondo.
18 settembre 2012
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Come sonagli al vento © Paula Becattini
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Muta la poesia
Muta poesia
su carta diafana
nell’anima afona
muta dal di dentro
fuori si placa
rigetto disperato
rituonando nella mente
macchiando il presente
Muta la poesia
in chi ne legge
l’afono sentimento
per l’attimo
che grida e piange
accarezza e ferisce
indelebile lascia traccia
o leggera passa
E muta
muta si perde,
eco del suo vagito.
31 gennaio 2012
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Muta la poesia © Paula Becattini
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Pentax K100D
05/08/2010 – 14:15
Velocità otturatore: 1/750 sec
Numero di apertura: f/8
Iso: 200
Lunghezza focale: 18 mm
Lente: smc Pentax 18-55mm F3.5-5.6 AL
Metodo misurazione: Spot
Pixel: 3008 x 2008
Scatto in formato: PEF (RAW)