Articoli con tag “dolore

Labile

In sogno mi sussurrasti “Sto per arrivare”
poi l’euforia, poi la tristezza
il vuoto nelle mani, un’ombra nello sguardo
e le mie ferite che si aprono e si chiudono
come il pulsare del cuore.

Il risveglio ha il respiro affannoso
di chi non comprende ancora il perché
la sua corsa è in solitario
e il traguardo vicino alla linea di confine
tra l’amore e il dolore.

Tutto è labile.

28 luglio 2015

Labile © Paula Becattini


Riguardo noi

Fontana dei Cavalli dei Marini - Villa Borghese (Roma)

No, non è la furia che mi appartiene
né l’incoscienza devastante.
Piuttosto la pazzia di vivere la vita
con la sua fredda e lunga scossa
che alimenta e scuote anche la mente.

Ma il cuore scalda e reclama condivisione
quando il tempo dovrebbe fare la sua parte.
Uno scontro senza vinti e vincitori
che insidia smarrimento e un po’
di quel dolore che non vuol sparire.

L’avvenire è incredibilmente così vicino
da aver paura che improvvisamente non arrivi…

7 giugno 2015

Riguardo noi © Paula Becattini

Fontana dei Cavalli Marini - Villa Borghese (Roma)

Una curiosità
La Fontana dei Cavalli Marini è posta nel piazzale dei Cavalli Marini all’interno di Villa Borghese.
Progettata dal pittore Cristoforo Unterperger e realizzata dallo scultore Vincenzo Pacetti, la fontana fu collocata alla fine del Settecento al posto della fontana del Mascherone o della Vela, distrutta insieme ai muri interni che delimitavano i tre recinti in cui era diviso il parco.
Sembra che Pacetti avesse ricevuto in dono dal Principe Borghese un cammeo antico dal quale prendere spunto per l’ideazione della fontana.
L’esecuzione delle singole parti fu suddivisa tra vari artisti: i cavalli sono di Luigi Salimei, tranne che nelle code e nelle ali, scolpite da Antonio Isopi, il quale realizzò anche il sostegno centrale; la vasca è di Giovanni Antonio Bertè.


Il bisogno di un amore

Il bisogno di un amore
– quando s’insinua nei sogni –
lascia deboli e indifesi
e una mano sul cuore
come a cercar di placarne
il dolore.

19 febbraio 2015

Il bisogno di un amore © Paula Becattini

 


Nel tempo che indietro torna

Nel tempo che indietro torna
con la mente, nei ricordi
tu eri mille volti ed io nessuno.
Sequenza di fermi immagine
una bella donna austera
e dolce e fragile alla stessa maniera
come la natura.

Ma tu…
tu alla fine dei tuoi giorni
oltre l’impronta data
e quella negata
nell’amore e nel dolore
mi sei rimasta dentro.

E così ti ritroverò sempre!

Nel silenzio più assoluto,
tra il fragore delle risate,
in un bacio all’amato,
quando griderò vittoria,
quando piangerò per una perdita
che mai sarà più grande della tua,
ma pur sempre importante.

Ed io ne traggo forza.

Tu mi sei accanto ancora…
Mi sento amata.

Grazie, mamma.

28 settembre 2014

Nel tempo che indietro torna © Paula Becattini


Libera(mente)

Partenza alla metro di Milano

Siamo solo due parentesi
che a volte s’incontrano.
Aprono e chiudono
momenti più o meno belli
ignorando gli incisi del passato
ignorando il dolore provocato.
Poco basta a dimenticare
nell’attimo di necessità d’amore.
Ma poi in me tutto torna
tutto travolge ancora.

Mentire è diventato facile…
a me stessa, al mio cuore.
Vivo grazie alla ragione.
Per questo le parentesi
si aprono e si chiudono:
non siamo una storia vera,
una storia che vale essere vissuta
liberamente.
Non ora.
E forse mai.

25 maggio 2014

Libera(mente) © Paula Becattini


In principio

Statua di Dante Ferretti (particolare)

Dicevano sarebbe stato bello;
lo cantavano al vento
rincorrendo le soavi parole
delle muse – lascivie – e frementi
che s’insinuavano nella mente.

Lo leggevano incredule le labbra
tra tutte quelle pagine sporche
tra i titoli delle copertine macchiate;
volevano crederci e aggrapparsi
all’ultimo verso dell’inusuale bacio.

Il sapore dolce amaro delle rime
e delle risa invadenti avevano un viso
dall’incarnato perlaceo e giovanile
e due occhi gonfi di grazia e pianto
che l’amore con il suo canto cede.

Cede il passo, cede il tempo che fu
e forse si nasconde per poi tornare…
Ma che stupore leggersi ora
anche in un solo raggio di sole
e sentirsi felice per un attimo.

In principio era altro.

12 aprile 2014

In principio © Paula Becattini


Soltanto io

E il silenzio non farà più male
anche quando urlerà di dolore.

Non farà più male il pianto
ma sarà semplice liberazione.

Perché questa consapevolezza
di essere serenamente sola
lascia spazio all’immaginazione
e a tanti panni da stirare
nell’altra metà del letto
che ormai hanno preso il posto
di un qualcosa mai condiviso.

Adesso ci sono soltanto io…
tutto il resto non ha più grandezza.

30 novembre 2013

Soltanto io © Paula Becattini

Ma l’universo è in continua espansione.


Per te

Tramonto tunisino

Sulla porta rimasi
come una madre
dal viso stanco, il profilo antico
e le mani a sciogliere
i capelli raccolti
alla lieve brezza.

Attesi i tuoi baci
attesi un volto oltre le case
dai colori caldi di mille tramonti.

Chiudi al dolore
gli occhi perduti:
non son io quella donna
non sono io che ti amai
indomita al tempo
incendiata dal sentimento.

D’amore si muore
dall’amore si nasce
ed io per te perii.

Per te, assorta nel niente, tornai
e ferma sulla soglia sono.
Ma tu non tornerai.

16 luglio 2013

Per te © Paula Becattini


Passione 2013

E il suo sguardo illuminato
ripaga di tutto il male subìto
di tutto il dolore provato
dell’amore privato.
Ancora è un mistero
di quanto immenso
possa essere il suo cuore
e audace il gesto
che non sembra vero.
Lui è risorto
lasciando a noi l’esempio.
Nel nostro cammino
quante le crocifissioni:
per questo
ad ogni caduta mi rialzo…

31 marzo 2013

Passione 2013 © Paula Becattini


Perché Dio non ha fatto le porte senza chiavi?

La mia racchetta da tennitavolo

«Perché Dio non ha fatto le porte senza chiavi?»
– Per darci il libero arbitrio di chiuderle oppure no, penso… non lo so. –
«Ma possiamo chiuderle anche senza chiavi; e alla stessa maniera possiamo decidere di aprirle, non trovi? Non è libero arbitrio anche questo?»
– Sì, penso di sì. Ma perché mi chiedi ciò? Sono forse la persona meno adatta: non credo più in Dio. –
«Tu sei ancora una donna di fede.»
– Sono una donna infedele, vorrai dire. Ho tradito il mio Dio e chi mi voleva bene. –
«Sei stata tradita: è ben diverso.»
– Come vuoi. Fatto sta che non credo più in Dio, tanto meno negli uomini. E l’amore è un’utopia: mi sono stancata di lottare contro i mulini a vento. La croce non fa per me, nonostante ne abbia ancora di pesanti da portare. –
«Non ti sei rassegnata.»
– Eh? Ahahah! Ma che stai dicendo? Vaneggi… –
E un sorriso le si abbozzò sul viso, subito dopo oscurato come da un’ombra. Gli occhi diventarono improvvisamente tristi.
«Non ti sei rassegnata…» le sussurrò, sollevandogli il capo che nel frattempo si era reclinato da un lato, come in attesa di un bacio dolce sul collo. «Ci credi ancora all’amore, altrimenti non si spiega il perché ne dai a piene mani e senza chiedere niente in cambio, tu che hai bisogno di essere amata più di ogni altra persona su questa terra.»
– Non ho bisogno di niente… – disse tra i denti, scostando bruscamente il mento. – Ci prepariamo? –
«Abbiamo tempo ancora. E poi non mi hai risposto sinceramente.»
– A cosa? Alla domanda su Dio e le sue porte con le chiavi? –
«Già…»
– Ma tu cosa credi siamo venute a fare qua? Una catechesi oppure a salvare il salvabile? –
«Chissà! Forse entrambe le cose.»
– Ok… Ok! Ok! Dio non ha fatto le porte senza chiavi perché sapeva che l’uomo le avrebbe comunque inventate! E chiamale chiavi, chiavistelli o lucchetti, sempre la stessa cosa sono! Una chiusura, un limite, che separa lo spazio degli uomini da quello di Dio. Invece, l’unica porta senza chiave è Gesù Cristo: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato”. Dio non ha fatto le porte senza chiavi, perché di porta, ovvero “la Porta” senza chiave, ce n’è una sola! Comprendi? E poi noi, esseri umani che crediamo sempre di avere accesso a tutto, siamo i primi a porre limiti. –
«E tu?»
– E io? –
«Quanti limiti ti sei posta? Quanti chiavistelli ci sono alla tua porta?»
– Sono sempre io. –
«Oh, no: non puoi dirmi questo. Ti sei murata dentro.»
– Sono sempre io: nessun muro, nessuna porta chiusa a chiave. –
«Dal di fuori sembra così, ma chi ti “sente” comprende che ti sei chiusa dentro. Esisterà pure una chiave per penetrarti!»
– Ascoltami: andiamo? Tra poco dobbiamo dare il meglio di noi stesse e non mi stai aiutando affatto. Ci conosciamo ormai da tre anni; non sono giovane come te: ho bisogno di concentrazione e calma interiore. –
«Sì, ci conosciamo da tre anni e tu ancora non hai capito niente! Cavolo! Dove è la chiave per riaprire il tuo cuore ed entrarvi? Eh?!? Dove è?»
– Non c’è: me l’hanno rubata e mai più riconsegnata. Mi dispiace. Ora possiamo andare? Ho bisogno di sfogarmi. –
«Va bene. Però, prima, volevo dirti una cosa.»
– Zitta! Per favore, non aggiungere altro… Lo so cosa vuoi dirmi, lo so. Lo so da molto tempo. –
«E allora?»
– Allora andiamo. Vinciamo! E poi sfesteggiamo. –
«Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita: non voglio perderti.»
– Anche tu sei una bella persona. Ho avuto tribolazioni varie. Il dolore è passato. Forse ora è giunto il momento di perdonarmi; tornare ad avere come tetto della mia casa il cielo; e la penna e la racchetta come estensioni non del braccio ma della mia anima. Riaprire porte e finestre per far entrare la luce e far fuoriuscire le emozioni, come scambio naturale di acque tra due mari. E poter dire “Ti amo” con il cuore, non con la ragione. Tornare a sognare… –
«Tornare a sognare…» ripetè piano la compagna di squadra. «Sogniamo e lavoriamo per questa vittoria: me lo hai insegnato tu che smettere di lottare è da vigliacche.»
Le porse la custodia con la racchetta.
Nel prenderla carezzevolmente vi sentì tutta l’audacia che a suo tempo vi aveva affidato.
Decise che oggi avrebbe aperto lei in partita prima degli avversari.
E ricambiò il gesto con un ampio sorriso.

1 marzo 2013

Perché Dio non ha fatto le porte senza chiavi? © Paula Becattini


Incubo

Incubo

Occhi che non vedono
mani che non toccano.
Questo atroce dolore
comunque si ripercuote
si agita
per rinascere dentro un petto
che tanto amore contiene.
Mi lascio toccare
mi lascio bruciare all’interno
e lo chiamo, lo invoco
sempre più lievemente
io sempre più inconsistente
con mille nomi diversi
con mille bocche diverse
un bacio tra labbra carnose
dove la mia voce
si spezza in mille singulti
e senz’aria
respiro il suo penetrarmi
come gelidi dardi.
Lo sento, lo vivo
un abbraccio che non abbandona,
Io, la sua amante segreta.
Lui, il mio incubo
mi prende nuda e madida
su di un letto sospeso.

14 febbraio 2013

Incubo © Paula Becattini


Se non dipende da me o te

Ballerina

E se non dipende da me o te, amore, chi potrà mai scalfire questo nostro grande cuore?
Chi potrà mai sconvolgerne i sogni, i progetti e dare adito che non ce lo meritiamo?
Dobbiamo proteggerlo ad ogni costo: è un tesoro racchiuso in petto.
Il mio cuore freme, si riverbera nella bellezza e nel dolore; e batte forte ancor quando le tue parole sfiorano questa pelle virginea dei tuoi baci.
Si fa forte dalla paura quando annusa i tuoi dubbi, fatti di ancestrali sofferenze che vorrebbe obliare.
Vorrei che tu mi prendessi la mano e insieme sentirne il calore, insieme osservare come riposa bene nella tua.
Sarò io la tua casa e tu la mia, ovunque saremo, ovunque andremo per poi tornare, per poi aggrapparci l’uno all’altra con braccia di virgulti amorosi.
Dovremo osare, sfidare il mondo, questo mondo che non ci appartiene; piegarlo ai nostri piedi e renderlo docile e buono.
Io lo desidero, come fosse l’ultimo giro di giostra, come fosse l’ultima occasione concessa.
Ma tu non mi fai solo girar la testa: tu mi leggi nel profondo, denudandomi ancor prima di spogliarmi dei miei scudi, su di un letto piegato dal peso della meraviglia e dello stupore di quanta forza ha il tuo cuore.
E tu, amore mio?
Come ti senti ora, in questo momento?

10 febbraio 2013

Se non dipende da me o te © Paula Becattini