Articoli con tag “tennistavolo

Lui non paga te, tu non paghi me… io non vado in vacanza

Banconote da 50 euro

Eppure è così… mia figlia ed io dobbiamo rinunciare all’unica vacanza di una settimana, da tempo agognata e programmata, che avrebbe unito due piccole passioni (oltre che due piccole donne): il mare e il tennistavolo.
Ma sono stata colpita dal cancro degli italiani per l’ennesima volta.
La cosa più straziante – per me, madre – è quella di doverlo dire, a dieci giorni di partenza, alla propria amorevole ragazzina dagli occhi verdi a cerbiatta.
Oltre alla vacanza se ne vanno anche la tranquillità e la possibilità di pagare piccoli debiti accumulati, la bolletta del telefono, la tassa sulla nettezza: tutto ciò per poter mangiare.
Sta subentrando la paura, il terrore di non potercela fare ad andare avanti.
Tutto è così incerto, così difficile e sono veramente stanca.
Stanca di lavorare 12/14 ore al giorno senza intravedere miglioramenti e la possibilità di un sostentamento decente.
Stanca di studiare, di darmi da fare per migliorare, per trovare nuove vie d’uscita, nuove soluzioni.
Il cancro degli italiani si sta diffondendo a macchia d’olio.
Ed io sto morendo lentamente…
Buone vacanze.

31 luglio 2013

Lui non paga te, tu non paghi me… io non vado in vacanza © Paula Becattini


Domani

Beating the odds

Domani sarà un giorno come tutti gli altri.
E come tutti gli altri ricorrerà una volta all’anno.
Domani sarà un altro giorno nel quale farsi forza, perché ogni giorno diventa sempre più difficile.
E non ci saranno scusanti.
Ma domani ho deciso di farmi un grande regalo, nonostante sia provata psicologicamente e fisicamente.
Ho deciso che domani ci sarà il sole: dentro e fuori.
E addio tristezza; addio preoccupazioni professionali, addio preoccupazioni finanziarie; addio ascesso con relativa febbre; addio solitudine; addio a tutto quel che è male.
Domani con una spugna cancello tutto.
Poi… poi tengo il gessetto in tasca, pronta a riscrivere una vita: se non mi piace cancello e ricomincio.
Domani sarà un giorno come tutti gli altri, ma con il sorriso sulle labbra.
Me lo ha insegnato mia figlia.
E con lei vorrei dare il meglio di me stessa ai play-off del Campionato Femminile serie C di tennistavolo.
Perché la vita è una sfida.

Beating the odds…

1 giugno 2013

Domani © Paula Becattini


Tu ed io non ci tradiremo mai

Racchetta da tennistavolo

Tu ed io
non ci tradiremo mai
quand’anche, fatta mia
in una stretta di mano,
mi lascerai nella solitudine
di una sconfitta
con il vuoto e il peso
della responsabilità.
Ah, la violenza
la tenacia e la forza
generate da una promessa
mancata – ormai –
vibrano nelle tue fibre
arrivando alle mie.
Sei parte di me
sei la mia fuga
il mio orgoglio
che grida in silenzio
quanto avrei voluto
essere speciale
per qualcuno.
Sei la mia cura
come ogni goccia di sudore
sputata in quel gioco che è la vita
ed hai il sapore di sfida.

Alla mia racchetta

5 maggio 2013

Tu ed io non ci tradiremo mai © Paula Becattini


Perché Dio non ha fatto le porte senza chiavi?

La mia racchetta da tennitavolo

«Perché Dio non ha fatto le porte senza chiavi?»
– Per darci il libero arbitrio di chiuderle oppure no, penso… non lo so. –
«Ma possiamo chiuderle anche senza chiavi; e alla stessa maniera possiamo decidere di aprirle, non trovi? Non è libero arbitrio anche questo?»
– Sì, penso di sì. Ma perché mi chiedi ciò? Sono forse la persona meno adatta: non credo più in Dio. –
«Tu sei ancora una donna di fede.»
– Sono una donna infedele, vorrai dire. Ho tradito il mio Dio e chi mi voleva bene. –
«Sei stata tradita: è ben diverso.»
– Come vuoi. Fatto sta che non credo più in Dio, tanto meno negli uomini. E l’amore è un’utopia: mi sono stancata di lottare contro i mulini a vento. La croce non fa per me, nonostante ne abbia ancora di pesanti da portare. –
«Non ti sei rassegnata.»
– Eh? Ahahah! Ma che stai dicendo? Vaneggi… –
E un sorriso le si abbozzò sul viso, subito dopo oscurato come da un’ombra. Gli occhi diventarono improvvisamente tristi.
«Non ti sei rassegnata…» le sussurrò, sollevandogli il capo che nel frattempo si era reclinato da un lato, come in attesa di un bacio dolce sul collo. «Ci credi ancora all’amore, altrimenti non si spiega il perché ne dai a piene mani e senza chiedere niente in cambio, tu che hai bisogno di essere amata più di ogni altra persona su questa terra.»
– Non ho bisogno di niente… – disse tra i denti, scostando bruscamente il mento. – Ci prepariamo? –
«Abbiamo tempo ancora. E poi non mi hai risposto sinceramente.»
– A cosa? Alla domanda su Dio e le sue porte con le chiavi? –
«Già…»
– Ma tu cosa credi siamo venute a fare qua? Una catechesi oppure a salvare il salvabile? –
«Chissà! Forse entrambe le cose.»
– Ok… Ok! Ok! Dio non ha fatto le porte senza chiavi perché sapeva che l’uomo le avrebbe comunque inventate! E chiamale chiavi, chiavistelli o lucchetti, sempre la stessa cosa sono! Una chiusura, un limite, che separa lo spazio degli uomini da quello di Dio. Invece, l’unica porta senza chiave è Gesù Cristo: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato”. Dio non ha fatto le porte senza chiavi, perché di porta, ovvero “la Porta” senza chiave, ce n’è una sola! Comprendi? E poi noi, esseri umani che crediamo sempre di avere accesso a tutto, siamo i primi a porre limiti. –
«E tu?»
– E io? –
«Quanti limiti ti sei posta? Quanti chiavistelli ci sono alla tua porta?»
– Sono sempre io. –
«Oh, no: non puoi dirmi questo. Ti sei murata dentro.»
– Sono sempre io: nessun muro, nessuna porta chiusa a chiave. –
«Dal di fuori sembra così, ma chi ti “sente” comprende che ti sei chiusa dentro. Esisterà pure una chiave per penetrarti!»
– Ascoltami: andiamo? Tra poco dobbiamo dare il meglio di noi stesse e non mi stai aiutando affatto. Ci conosciamo ormai da tre anni; non sono giovane come te: ho bisogno di concentrazione e calma interiore. –
«Sì, ci conosciamo da tre anni e tu ancora non hai capito niente! Cavolo! Dove è la chiave per riaprire il tuo cuore ed entrarvi? Eh?!? Dove è?»
– Non c’è: me l’hanno rubata e mai più riconsegnata. Mi dispiace. Ora possiamo andare? Ho bisogno di sfogarmi. –
«Va bene. Però, prima, volevo dirti una cosa.»
– Zitta! Per favore, non aggiungere altro… Lo so cosa vuoi dirmi, lo so. Lo so da molto tempo. –
«E allora?»
– Allora andiamo. Vinciamo! E poi sfesteggiamo. –
«Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita: non voglio perderti.»
– Anche tu sei una bella persona. Ho avuto tribolazioni varie. Il dolore è passato. Forse ora è giunto il momento di perdonarmi; tornare ad avere come tetto della mia casa il cielo; e la penna e la racchetta come estensioni non del braccio ma della mia anima. Riaprire porte e finestre per far entrare la luce e far fuoriuscire le emozioni, come scambio naturale di acque tra due mari. E poter dire “Ti amo” con il cuore, non con la ragione. Tornare a sognare… –
«Tornare a sognare…» ripetè piano la compagna di squadra. «Sogniamo e lavoriamo per questa vittoria: me lo hai insegnato tu che smettere di lottare è da vigliacche.»
Le porse la custodia con la racchetta.
Nel prenderla carezzevolmente vi sentì tutta l’audacia che a suo tempo vi aveva affidato.
Decise che oggi avrebbe aperto lei in partita prima degli avversari.
E ricambiò il gesto con un ampio sorriso.

1 marzo 2013

Perché Dio non ha fatto le porte senza chiavi? © Paula Becattini


Speriamo sia femmina, mi dissi

Grinta

Speriamo sia femmina, mi dissi…
Almeno in questo qualcuno, lassù, mi ha ascoltata.
Forse non diventerà un campionessa, ma la grinta non gli manca ed è una gran cosa.
Domenica prossima saremo impegnate in ben due giornate di campionato C femminile.
Io ci credo in questa coppia: nonostante orfane di sostenitori vari, ce la faremo.
Come sempre… ce la faremo!
Questa volta gli scatti non sono opera mia, ma comunque di un Becattini: grazie Gabriele!
E un grazie anche a Otto, ideatore e organizzatore del Dla2&Friends, che domenica scorsa mi ha premiata con la medaglia “Premio partecipazione” per la mia poesia – Agonismo (sano) – dedicata a questo meraviglioso sport.

5 febbraio 2013

Speriamo sia femmina, mi dissi © Paula Becattini

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Agonismo (sano)

Tennistavolo: battuta

Nella mano
piccola, rotonda
quasi perfetta
e in lei tutta
l’imperfezione tua.
In aria come sogno
sfiorandola lieve
e al di là di un campo
che è solo un limite…
un limite tuo.

Ma farla viva,
piena di energia,
carica di forza,
della tua forza.
Per un attimo
tu sei lei
e nel vantaggio ottenuto
volti la schiena
e gridi “sì”
al nemico,
che altri non sei tu.

Poi gli tendi la mano.
Comunque,
svuotato e in pace
con te stesso.

Comunque sia andata.

1 gennaio 2013

Agonismo (sano) © Paula Becattini