Soltanto io
E il silenzio non farà più male
anche quando urlerà di dolore.
Non farà più male il pianto
ma sarà semplice liberazione.
Perché questa consapevolezza
di essere serenamente sola
lascia spazio all’immaginazione
e a tanti panni da stirare
nell’altra metà del letto
che ormai hanno preso il posto
di un qualcosa mai condiviso.
Adesso ci sono soltanto io…
tutto il resto non ha più grandezza.
30 novembre 2013
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Soltanto io © Paula Becattini
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Ma l’universo è in continua espansione.
Folle, folle, folle
Ed ora
non sei che uno squarcio nel mio ventre
cicatrice riaperta per guardarmi dentro
e riscoprire il fuoco folle, folle
dell’essere immancabilmente donna
sangue che pulsa, che muove l’universo
fin dalle viscere di una solitudine
che è il solo contatto tra noi
piani inclinati, intersecati
nel vuoto provocato di una passione
evocante brucianti bocche di amanti
disegnate nella mente.
E tu non ci sei
mentre la mia mano si strappa il grembo
folle, folle, folle di te…
3 maggio 2013
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Folle, folle, folle © Paula Becattini
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Fino a quando (Love Story)
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E se tu mi abbandonassi
– anche solo per un attimo –
ti verrei a cercare
ancor quando il mio respiro
sa di te in questa stanza.
Ma poi mi precedi
buttando gli occhi dentro i miei
con fare scanzonato,
gettando maglie di dolci inganni
come bimbo scherzoso
che ingenuamente prende tutto.
Lo so
– fosse anche per un attimo –
tu pensi solo a me
ed io a te.
E così sarà,
fino a quando qualcosa cambierà,
fino a quando quel talamo
di noi in amore non gioirà.
Sarà tempo di ricordarsi,
pensare a quel rincorrersi,
assaporare la vita
come facciamo da innamorati.
E se mai ti abbandonerò,
cercami nel respiro
di un altro universo
che un po’ avrà nostalgia
di me e te.
Che un po’ ci parlerà
di noi.
5 agosto 2012
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Fino a quando (Love Story) © Paula Becattini
Per questo
Stamani mi sono svegliata alle 5 con il rumore di un televisore acceso nella testa.
Eccoci, di nuovo… il vicino adora spesso dormire con questo brusio di sottofondo (che poi brusio lo è per me: lui, a quanto pare, il volume lo tiene elevato).
E sono circa quattro ore che penso a come chiedergli: «Per favore, potresti tenerlo più basso? Non dico spengerlo, ma un tantinello abbassarlo?»
Già, perché inoltre è un vicino “difficile”, al quale, per esempio, chiedere scusa nel caso di una tua “mancanza” o involontaria “invasione” non serve.
Inizio a dubitare che ce l’abbia con me…
Ma poi il mio pensiero fisso è stato per un attimo rubato dal solito tran tran.
Ed ecco che arriva in mio salvataggio un post di Costanza Miriano, Il mazzo di carte di Dio, anche se argomenta di altro.
Mi ha fatto ricordare che non posso, non devo prendermela… eh, no!
Perché, mano a mano che i minuti passavano e le due ore di sonno perdute si facevano sentire, iniziavo a montare come una panna.
Nel commentare il suo post mi sono resa conto che comunque non posso, non devo prendermela!
Per svariati motivi e non perché credo in Dio.
Ora, sono più pensieri a cascata questi e un certo desiderio di condivisione.
Come questa mia poesia e la foto abbinata, che ha un che di “mistero” per me.
Ma stamani prendetemi così!
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Per questo
Cos’è questo bisogno d’amore
che aleggia nell’aere?
Cos’è questo incrociar di sguardi
che serpeggia tra la folla?
E muove l’universo con noi,
bisognosi d’affetto,
che della solitudine
facciamo un vanto?
È scritto anche sui muri
crollati dal terremoto
e dalle bombe di una guerra.
Scolpito nella pietra e sulla sabbia,
ovunque l’uomo possa arrivare
con i suoi piedi o grazie all’ingegno.
In ogni spazio, in ogni tempo.
È scritto fin dalla nascita
e nell’avvicendarsi degli eventi,
piccoli o grandi, delle persone,
degli stati, dei continenti.
È scritto nel credere in un dio in cielo
o in qualcosa di più terreno.
Ho bisogno d’amore.
Per questo ti vengo a cercare…
18 settembre 2009
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Per questo © Paula Becattini
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