Nuditas
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C’è solo un modo per calmare la mia anima…
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Presente nei miei incubi
tra nebulosi fermi immagine
hai il viso di mille uomini
e il cuore di uno solo
Non parli, non osservi
sfuggi ad ogni contatto
lasci che urli un nome
nel silenzio del buio
In caduta libera mi allontano
da due occhi sempre uguali
ma riappari in cima al tunnel
allungando la mano
Afferri l’anima, solo quella
ed io più non esisto
più non risalgo alla luce
nuda immobile e solitaria
Un sogno mi richiama
apro le palpebre
il calore del corpo
sostiene che sono viva, respiro
È un ritorno alla vita
anche se manca qualcosa
Tu
desiderium meum.
5 luglio 2013
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Nuditas © Paula Becattini
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Incubo
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Occhi che non vedono
mani che non toccano.
Questo atroce dolore
comunque si ripercuote
si agita
per rinascere dentro un petto
che tanto amore contiene.
Mi lascio toccare
mi lascio bruciare all’interno
e lo chiamo, lo invoco
sempre più lievemente
io sempre più inconsistente
con mille nomi diversi
con mille bocche diverse
un bacio tra labbra carnose
dove la mia voce
si spezza in mille singulti
e senz’aria
respiro il suo penetrarmi
come gelidi dardi.
Lo sento, lo vivo
un abbraccio che non abbandona,
Io, la sua amante segreta.
Lui, il mio incubo
mi prende nuda e madida
su di un letto sospeso.
14 febbraio 2013
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Incubo © Paula Becattini
Insieme ma distanti
Una mattina ti svegli e guardi nel buio il soffitto allargarsi intorno alla stanza.
E pensi: «Sto per morire…»
Mentre intravedi accanto a te due mani diverse; due occhi sotto le palpebre, che leggermente si muovono in fase rem.
E pensi: «Vorrei morire…» – ma di una morte scivolosa, che ti porti altrove.
Intrappolato, le membra rigide, i pugni serrati, non ricordi nemmeno più quanti anni hai e il suo respiro giunge alle orecchie quasi pesante e invadente.
Pesante e invadente è invece quel che ti porti nel cuore: un moto interiore che silenzioso lacrima e scalcia.
Osservi ancora. Quelle mani non le riconosci.
Sono rugose, sono le mani di una vecchia, sembrano quelle di tua madre poco prima di morire.
Vorresti fuggire, vorresti andartene pur non sapendo come e dove.
È un’illusione.
Forse è solo un sogno, forse un incubo.
Così aspetti di svegliarti, ma nel frattempo il tempo scorre.
E quelle mani diventano sempre più rugose.
Insieme alle tue…
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Le mie parole
non hanno suono
mentre ti parlo,
mentre i gesti
disegnano il vuoto.
Non sento
e non vediamo
l’anelito di questo tempo
che necessita
azzerare ogni cosa.
E così avanza l’indolenza
e noi insieme
ma distanti,
troppo per amarsi
troppo per essere felici.
Non prova più dolore
questo corpo
questo cuore
svuotato di tutte
le ragioni.
Mentre tu
lasci a me il compito.
Fare il passo.
Risvegliarci
per tornare a vivere…
23 giugno 2012
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Insieme ma distanti © Paula Becattini