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Inquieto riposo

Si avvicinò al letto e, come tutte le sere, si spogliò lentamente, scivolando poi nuda tra le lenzuola.
E prima di chiedersi se fosse stato meglio addormentarsi sulle pagine di un libro o tra i pensieri di un sogno preconfezionato, guardò la luce dell’abat-jour brillare lieve in tutti i suoi 15W, tremula come quella di una candela.
Poi, osservando il soffitto, allungò un braccio fuori come ad afferrare l’inafferrabile: di colore chiaro, quasi abbagliante più dell’illuminazione nella stanza, e nervoso come non mai; di chili ne aveva persi fin troppi, ma adesso poteva ritenersi un figurino.
Il profumo… quale profumo aveva il suo corpo? La sua pelle?
Eppure ricordava che, chi l’abbracciava in notti come queste, tanto tempo fa, in un orecchio le sussurrava: «Sai di buono».
Sapeva di buono.
Dentro e fuori, sapeva di buono.
Chi l’assaggiava non dimenticava, anche se poi la solitudine le faceva da padrona.
E così si raccoglieva tra le lenzuola, con un cuscino lungo il fianco, come a delimitare uno spazio comunque occupato idealmente; cercando di non pensare o, al contrario, di fissare nella memoria l’odore che sapeva di tenerezza.
Quella tenerezza di un abbraccio, di una spalla, di un respiro sulla guancia.
Non c’erano notti diverse, a parte quelle in cui si amava al buio, in frenetica ricerca di un sollievo e dell’esser donna passionale come una volta.
Ma quella sera spense la luce. E girandosi su di un fianco sospirò: «Mi manca».
Nel sonno poi un mezzo sorriso le disegnava la bocca carnosa, come bimba appena nata.
Anche se solo l’indomani sarebbe rinata…

22 febbraio 2013

Inquieto riposo © Paula Becattini


Prospettive

Milano, Galleria Vittorio Emanuele II

Svegliarsi una mattina,
guardare il soffitto dal letto
e scoprire che non c’è.
Allora
disegnare limiti invalicabili
lasciando un varco in alto
una finestra aperta,
che non è tempo di volare
lontano dalla realtà.
Il sogno,
il meraviglioso incanto
che m’accompagna
– quando riposano le membra –
ha profumo d’agrumi
e fini catene che salgono
effervescenti.
E così abbraccio il mio corpo,
mi coccolo ancora un po’
prima di alzarmi.
Un nuovo giorno è iniziato:
l’altra prospettiva della mia essenza.

17 agosto 2012

Prospettive © Paula Becattini


Rapsodi

Travi in legno di un soffitto ksar, Tunisia

Siamo travi contorte
a sostenere soffitti
in quale ksar del deserto.
Contenitori solitari
traboccanti sentimenti
in attesa del saccheggio.
E sporchi di fango rosso,
nudi e bruciati dal sole
ci facciamo toccare
i nodi del dolore…

21 maggio 2012

Rapsodi © Paula Becattini