E tu?
Esistono strade di sabbia
che sembrano portare lontano
là dove le proprie orme
spariscono alla prima marea.
Di questo cammino resta soltanto
un desiderio inespresso,
mentre la pietra s’impossessa
delle fondamenta del cuore.
Ma tutto è fragile,
anche lo sgretolarsi in polvere
della durezza millenaria
di fronte la pazienza delle intemperie.
Ed io ora sono il silenzio
e la goccia dopo goccia
che nell’intima oscurità
innalzerà la sua stalagmite.
Stanca di edificare sull’effimera sabbia
riconquisto la mia natura.
E tu?
7 settembre 2015
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E tu? © Paula Becattini
Josè
Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.
Josè, a braccia conserte, si dondolava seduto sui talloni in mezzo alla stanza.
Il letto sotto la finestra con le sbarre era ancora intatto.
Una raggio di luce s’insinuava e lui l’osservava, sempre dondolandosi.
Fuori il buio era più nero della pece.
Pensava.
Pensava a come fare, a come uscire da quella gabbia in cui l’avevano rinchiuso. Ancora non ne capiva il perché. In fondo cosa aveva fatto di male?
Provare sentimenti è forse un male?
Amare una persona con tale intensità è forse un male?
La sua mente andò a Cristina, la sua bella Cristina.
Dicevano che Cristina non sarebbe più tornata, che le era successa una cosa terribile, inenarrabile, e che lui ne era il colpevole. Ma José sapeva che Cristina mai l’avrebbe abbandonato.
Sorrise al raggio di luce, poi con un movimento lento e calcolato piegò la testa da un lato facendosi scrocchiare il collo.
Nel mentre la riportava a posto, scorse un piccolo ragno venirgli incontro lungo la scia di luce disegnata sul pavimento.
Che bella la natura… Che grande mistero la vita, con le sue molteplici forme: José ne era affascinato.
Il ragnetto, di colore grigio-marroncino, procedeva a velocità sostenuta sulle lunghe ed esili zampette. A circa mezzo metro da José si fermò.
José si chiese cosa ci facesse lì, lontano dalla propria ragnatela; sicuramente apparteneva a una specie innocua.
Allungando il braccio destro lo prese con sicurezza tra il pollice e l’indice e lo avvicinò agli occhi per osservarlo meglio: il ragno si dimenava ogni tanto, come se sapesse che non sarebbe scappato facilmente da quella morsa.
Il corpo era davvero piccolo in confronto al resto: nella semioscurità José non riusciva a scorgere nemmeno le zanne.
Come è la vita di un ragno? si chiese.
Non potendo esaudire questa curiosità se lo mise in bocca, senza ripensamenti: troppo piccolo per assaporarlo.
Però un sottile piacere lo invase tutto nel momento in cui lo deglutì, tanto che chiuse gli occhi e il pensiero tornò a Cristina, al profumo della sua pelle, alla morbidezza dei suoi fianchi, al suo sapore.
José riprese a dondolarsi, questa volta accarezzandosi le labbra e il viso. Poi improvvisamente i suoi occhi si sgranarono, le mani strinsero nervosamente e con impeto il collo, come assalito da un’atroce paura.
Cosa ci faccio qua? Perché non mi fanno uscire?
Devo scappare!
Non ho fatto niente di male…
29 marzo 2015
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Josè © Paula Becattini
Sono così
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Sono così…
Come la luna piena.
Come l’indaco in mezzo all’arcobaleno.
E una margherita
che si apre alla luce del sole.
Come la mantide religiosa.
E la lucciola maschio
che richiama la femmina
con il suo bagliore.
Tu che mi hai conosciuta
non puoi dirmi che sono sbagliata:
sono la Natura
con le sue moltiplicità,
le sue contraddizioni.
Ma qualcuno pur mi amerà
per come sono.
Qualcuno pur mi apprezzerà
nelle mie molteplici forme…
26 agosto 2013
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Sono così © Paula Becattini
Felicità perduta
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Vivo nel mondo delle fate
e non sempre racconto la verità.
Se guardi nel mio profondo
scoprirai una fragilità
che ha del vero il vivere
sospeso tra sogno e realtà.
Non amarmi se proprio devi.
Non guardarmi con occhi chiari
ove leggo l’impetuosità di sentimenti
abbandonati come puledri
a rincorrere l’aria fresca
e la gioia di vivere ricevuta.
Vivo nel mondo delle fate
e non sempre le magie funzionano.
Se vuoi facciamoci compagnia
fin quando il giorno tramuta in sera
che ancora molto ho da donare
senza che tu lo possa immaginare.
Una singolare natura la mia
e nessuno la potrà cambiare:
tra un po’ devo andare per non tornare,
se non nel ricordo
di un tempo meraviglioso trascorso insieme
apparso breve.
Che io – perduta – non lascio pienezza,
solo rimpianti…
17 maggio 2012
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Felicità perduta © Paula Becattini