Articoli con tag “gemme

Tralcio d’amore

Vite

Alba che si elèva
sulle dolci colline aretine,
una lieve brezza s’insinua
tra i filari e le brine.
Nessuno sguardo
coglie le prime gemme
mentre un caldo sospiro
si risveglia flemme.
In bocca ancora ha
il sentore di sottobosco
e la freschezza di un bacio lontano
rubato al chiosco.

Ricordo…

Il rosso rubino del vino
si confondeva con di lei la chioma
ogni volta che alzavo il calice
per rubarle un sorriso e l’aroma.
Tra le sue morbide labbra
arroganti raggi di luce:
parea già piena estate ove
anche uno sguardo seduce.
Ora ne percepisco il velluto
e la linea del fianco morbido
sotto le lenzuola da non osar
sfiorarla col palmo ruvido.

Tu sei il mio tralcio…

Al tramonto che si adagia
sulle dolci colline aretine
una lieve brezza s’insinua
tra i filari e le mie spine;
il ricordo della tua eleganza
e della fu bellezza etrusca
i doni di questa terra
per un momento offusca.
Ma senza te e lei sarei nessuno
che ancor oggi mi sorridi
quando ti offro un bicchiere
del nostro nettar divino.

2 maggio 2014

Tralcio d’amore © Paula Becattini


Tra pagliuzze e gemme d’ambra

Occhio

Battito di ciglia lento.
Riaprire lo sguardo
e scoprire che mi osservi
come non hai mai fatto:
dimenticato nel tempo
quel gesto
tra il poggiare le iridi altrove
su oggetti inutili e futili
su tutto ciò che risucchia
le nostre pupille.
Fatichiamo
e coriacei non perdiamo lacrima
non perdiamo amore
appartenendoci a metà
vaghiamo.
Ma tra pagliuzze
e gemme d’ambra
può nascondersi la felicità.
E in un battito di ciglia
la pienezza.

8 giugno 2012

Tra pagliuzze e gemme d’ambra © Paula Becattini


Tanka #3

È senza vento e
privo di canto questo
mio clima mite.

– Brillano al buio gemme
di emozioni crescenti –

18 aprile 2009

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Tanka #3 © Paula Becattini

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Il Tanka (letteralmente “poesia breve”) è un componimento poetico d’origine giapponese di 31 sillabe.
Nato nel V secolo d.C., non ha subito variazioni nel corso dei sedici secoli della sua storia. A partire soprattutto dal XVII secolo, i primi tre versi iniziarono ad essere usati come una poesia a sé, dando vita all’Haiku.
Privo anch’esso di titolo, è diviso in due parti e composto da cinque versi di 5 e 7 sillabe, così disposti: 5, 7, 5/7, 7.
I primi tre versi formano il kami no ku (strofa superiore); gli ultimi due lo shimo no ku (strofa inferiore). Le due parti devono produrre un effetto contrastante per quanto riguarda il contenuto.
Bisogna tener presente che nella lingua giapponese non si contano le sillabe, ma gli onji, i segni grafici della scrittura (sillabica) giapponese.
In italiano, per il conteggio delle sillabe si possono seguire due regole: quella del conteggio ortografico (numero reale delle sillabe) oppure quella del conteggio metrico (che tiene conto dei versi tronchi, dei versi sdruccioli, della crasi, dello iato…).
Personalmente il conteggio metrico è quello che preferisco e che, generalmente, utilizzo.
Il tanka qui proposto rispecchia molto il mio stato d’animo di oggi…