Il Quinto comandamento

Ormai non sentiva più nemmeno il dolore.
Ma cosa aveva fatto di male?
Non sapeva, non capiva: tutto fluttuava a mezz’aria.
I primi due colpi: quelli sì, che gli avevano procurato una fitta lancinante alle gambe.
Senza comprendere e con un’atroce smorfia di dolore accompagnata da un sordo e soffocato grido, cercò di sollevarsi dal letto, ma un terzo lo colpì alla spalla destra, immobilizzandogli anche l’arto.
Ricadde all’indietro.
Lacrime improvvise gli annebbiarono la vista; tuttavia scorse le lenzuola macchiate di sangue e, nonostante il sopraggiungere della nausea, piagnucolò: “Chi sei?”.
Il quarto colpo non riuscì a capire dove lo aveva trapassato. A questo punto sentì un sapore indefinito in bocca. Uno strano e martellante ritmo iniziò a colpirgli le tempie.
Che freddo. Che freddo improvviso!
La sua piccola Rachele… cosa ci faceva lì? Con il vestitino rosso di velluto e le scarpine di vernice… gli correva incontro! I boccoli biondi sulle spalle; gli occhioni azzurri spalancati su di lui.
Rachele… lentamente, molto lentamente, si dissolse.
Apparve all’improvviso Letizia.
Gli prese tra le mani il viso – sì, lo sentiva! –, avvicinando la sua bocca alla bocca di lei: sembrava volesse rubargli il respiro.
Il respiro… Si fece più affannoso.
Cercò di scacciare via Letizia, ma ormai ella aveva iniziato a mordergli le labbra.
“Oh, amore! Perché mi fai questo?”
Uno spasmo involontario gli contrasse tutto il corpo. Vomitava sangue.
Gli occhi avrebbero voluto chiudersi: quale fine avrebbe fatto se cedeva?
“Perché? Perché? Letizia, cosa ho fatto di male?”
Cercò di trascinarsi alla sponda del letto: poche decine di centimetri che sembravano non terminare mai. Casualmente afferrò il cuscino e, sfinito, se lo portò al petto.
Mettendo un po’ a fuoco la vista, intravide un’ombra: gli stava puntando qualcosa alla fronte. Allora, istintivamente e senza fretta – ma il tempo scorreva ancora? –, si nascose il viso con il cuscino.
Il quinto arrivò.
Non fece nemmeno rumore.
Solo un ovattato boff.
Rachele. Letizia. L’amore. La vita.
Tutto fluttuava a mezz’aria.

1 marzo 2002

*

Il Quinto comandamento © Paula Becattini

Questo è uno dei miei primi racconti brevi al quale sono legata in particolar modo.
Non credo di averne “partoriti” altri così efficaci quanto questo.
Postato in un famoso sito di poesia italiana contemporanea, c’è chi lo ha dichiarato scritto abbastanza bene ma incompleto, senza una vera trama; chi l’ha catalogato come brano preso da un qualunque libro noir; chi l’ha trovato troppo cruento (ma se è noir…?).
Altri invece, soddisfatti di questo flash, mi hanno chiesto se ero già morta almeno una volta nella mia vita oppure se avevo commesso un delitto…
De gustibus non disputandum est.
Tuttavia, in pochi hanno compreso chi (o cosa) è il “vero” protagosta di questo racconto.
Eppure a me sembra così lapalissiano…

8 Risposte

  1. Zen

    qui passo, il racconto mi piace, ma francamente non ho capito chi sia il protagonista, invecchio?

    13 aprile 2011 alle 5:13 PM

    • Ah, non te lo so dire…
      Ma sostieni che manchi il protagonista, in questo racconto?

      13 aprile 2011 alle 5:26 PM

  2. Zen

    io avevo capito che il protagonista era un ipotetico ‘lui’ che vede l’evento in soggettiva, poi il tuo commento mi ha spiazzato 🙂
    per me il protagonista c’è

    13 aprile 2011 alle 5:36 PM

    • In effetti il protagonista è “Lui” che vede l’evento e che proibì tanto tempo fa di “non far morire l’innocente e il giusto”. O se preferisci (in caso di agnosticismo) il protagonista è appunto il Quinto Comandamento.

      13 aprile 2011 alle 5:49 PM

  3. Zen

    da buon agnostico non avevo colto l’aspetto religioso (eppure il titolo!), tuttavia tra le due interpretazioni preferisco la prima, che sia Lui

    13 aprile 2011 alle 9:43 PM

    • Che ho scritto? Eppure è lapalissiano…
      Un saluto,
      Pau

      13 aprile 2011 alle 9:48 PM

  4. Prima mi sentivo un po’ come dentro uno di quei racconti di Poe tipo Ligeia, con la sofferente a letto… Poi m’è venuto in mente il parto… Effettivamente è Lapalissiano, visto il titolo, ma solo quello!! X

    29 giugno 2011 alle 12:34 PM

    • Il fatto che, leggendo, ti sia venuto in mente E.A. Poe (e il suo racconto “Ligeia”) non è un caso! 🙂
      È uno dei miei scrittori preferiti: letto e riletto in adolescenza!
      Qualcosa di suo devo pur averlo assorbito…
      Grazie del passaggio: sempre gradito.

      29 giugno 2011 alle 12:42 PM

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