Di te
sguardo nel mio sguardo
l’allungarsi delle ombre
d’infiniti giorni e l’assenza.
Tu ed io
uniti ma distanti.
L’accoccolarsi, lo sfiorarsi
nella tenerezza.
L’ebrezza
di un salto, di un volo.
Tu dentro me
come vorrei ancora.
Sei mio
ovunque, comunque
e ti sento.
Ancora il nostro tempo
non è finito.
Ancora ti cerco
ti desidero
ai confini del mio essere
femmina.
E tu lo senti…
Morirò ad occhi aperti
con il cielo poggiato sulle iridi
e poche nubi
a macchiare quel desiderio
che è stato la mia vita,
respinto e ripreso in pugno
non una, ma dieci
cento volte ancora
come bacio passionale
che si rinnova
e improvvisamente
morde le labbra,
tradisce la purezza.
Ma morirò ad occhi aperti
con il cielo poggiato sulle iridi
con l’ebrezza e l’insolenza
di un volo verso l’alto
come amore controcorrente
e solo io saprò
quanto è stato bello
e degno di essere provato.
Ci sono luoghi che ci riconoscono
rapaci complici del tempo
e folli di ebrezza
immobilizzata nell’attimo.
Ci attendono quieti e sposano
i nostri passi, le attese,
le dolci carezze, i saluti frettolosi
agli angoli di strade combaciate.
Li dimentichiamo
e li ritroviamo sempre diversi
ma uguali nell’impulso,
nell’animo rapito.
Sono luoghi che ci agognano
ovunque la vita ci porti,
per riempirsi e godere
dei sospiri di noi amanti.
E non porre fine…