Orval – parte terza
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Se capitasse che qualcuno un giorno mi confidasse: «La preferisco di colore rosato con riflessi aranciati e dai profumi intensi di frutta matura», beh… gli risponderei: «C’est moi! Le rouge préfér!» (il mio francese lascia a desiderare: son ben accette correzioni).
E invece no!
Trattasi di una birra trappista, originale e dallo stile unico, caratterizzata da un deposito ricco di vitamine B creato da una rifermentazione in bottiglia, la terza per l’esattezza.
Credetemi, mi sono annusata e bevuta pure la fondata!
La curiosità non ha limiti…
E purtroppo devo anche aggiungere che una bella Orval fresca – invecchiata – bevuta a fianco dell’abbazia, con un bel tramezzino di pane e formaggio alla birra – trappisti pure quelli –, non è la stessa cosa che bersi una Orval acquistata all’Iper.
A buon intenditor…
Vale comunque la pena provarla anche tra le mura della propria casa o altrove.
Consiglio di “rollare” delicamente la bottiglia qualche minuto prima di aprirla.
4 luglio 2012
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Orval – parte terza © Paula Becattini
Orval – parte seconda
La vecchia abbazia si trova ancora lì, a fianco del nuovo complesso – una particolarità quasi unica al mondo –, accogliendo i visitatori in silenzio e riportandoli indietro nel passato in quel che era, ed è tutt’oggi, la vita monastica. Le sue rovine ricordano un po’ quelle dell’Abbazia di San Galgano, in Toscana, a circa 30 km ad Ovest di Siena, fra Monticiano e Chiusdino, dove possiamo trovare al centro della Rotonda di Montesiepi, conficcata in un masso roccioso che emerge dal pavimento, la famosa Spada nella roccia, per molto tempo ritenuta un falso ottocentesco. Ma recenti analisi hanno dimostrato valori nella sua composizione che rientrano nella norma per un metallo medievale e non indicano utilizzo di leghe o acciai moderni.
E, come si rispetti, anche l’Abbazia di Orval ha la sua bella leggenda che la caratterizza…
Superata l’antica casa di accoglienza e il piccolo vivaio a sinistra, costeggiando le vestigia del quartiere abbaziale, in fondo a destra troviamo una fontana.
Si racconta che la contessa Matilde di Toscana (1046-1115) aveva da poco perso il suo sposo Goffredo il Gobbo. In occasione di una partita di caccia era in visita a Orval e un dì, mentre era seduta al bordo della sorgente, le cadde l’anello nell’acqua e tutti i tentativi per ritrovarlo furono vani.
Si recò così al vicino oratorio per pregare. Dopo Matilde ritornò alla fontana ove, all’improvviso, comparve un pesce che teneva in bocca l’anello per restituirglielo. Fu così che la contessa, raggiante, esclamò: “In verità, questa è proprio una valle d’oro!” (Vraiment, c’est ici un val d’or!). E, per riconoscenza, decise di fondare un monastero in questo luogo benedetto. I primi monaci che vi si stabilirono arrivarono dal sud Italia nel 1070.
Valle d’oro, Or-Val… ecco come sono nati il nome e l’effige dell’abbazia.
Se mai vi capita di farvi una visita, non dimenticate la fontana: una fanciulla che vi getta una monetina ha molte probabilità di trovar marito entro un anno.
14 settembre 2011
Mhmm… Orval – parte prima
Matilde di Canossa l’ha definita una Valle d’oro regalandogli così il nome e l’emblema.
Ma, a quanto pare, l’Abbazia di Orval ha color oro anche il pane, la famosa birra trappista e… il formaggio.
Immersa nella valle boscosa di De Gaume e fondata nel 1070 da un gruppo di monaci benedettini provenienti dalla Calabria, Orval è una delle più importanti abbazie cistercensi del Belgio.
Il suo formaggio (di tre tipi) risale a quello prodotto per la prima volta nel 1816 dai trappisti delll’Abbazia di Port-du-Salut (Francia).
E solo ad Orval potrete degustare e acquistare il famoso formaggio trappista alla birra.
Mhmm, buono!
Specialmente con il pane ai cereali (sempre d’abbazia) imburrato.
29 agosto 2011
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