È triste aver bisogno di te

Piazza Armerina (dicembre 1998)*

Amore indifeso

Se sono venuta
a bussare alla tua porta
l’ho fatto un po’ per bisogno
un po’ per sbaglio,
ché non si comprendono certe azioni.
Come lo schioccare improvviso
di un bacio sulla guancia.
E il perpetuare di un amore
indifeso come bimbo
smarrito tra la folla.

18 marzo 2010

*

Amore indifeso © Paula Becattini

*

«È triste aver bisogno di te…»
Ormai non riusciva più a togliersi dalla testa questa frase.
Non poteva essere così, no.
Forse tanto tempo fa, forse in una vita precedente, ma non ora.
Eppure lei aveva avuto il coraggio – se così si può definirlo –, aveva avuto il coraggio di dirglielo in faccia.
E ora?
Niente. Si guardava allo specchio, cercando di scorgere qualche segno sul viso a riprova della sua negativà.
«È triste aver bisogno di te…»
Non era mica una medicina, una di quelle cui non puoi fare a meno – non so – per combattere un tumore maligno, per esempio: “Se potessi non mi farei di te ogni giorno: è triste, ma sono malata… desidero vivere.”
Era semplicemente un uomo.
Pieno di difetti, certo; ma pur sempre un uomo.
Forse il bisogno di lei era solo quello d’amare.
Poco consolante: non era amato per quello che è, ma per una vitale necessità? Ah, già! Aveva aggiunto altro dopo la fatidica frase:
«È triste aver bisogno di te… Ma purtroppo mi rendo conto di aver bisogno di te!»
Apriti cielo! Una tortura… Una maledizione!
In fondo, lui stesso ci era andato pesante poco prima.
E ora, guardandosi allo specchio, se ne pentiva amaramente.
Niente rughe, solo una smorfia.
Capiva di essere come un contenitore che si riempie di insoddisfazioni, lamentele, negatività. Cercava di spingere dentro tutto a forza, come si fa con un piumone nella sua custodia: “Eppure prima ci stava!”
Capiva che esisteva un livello critico, come quello segnato lungo la sponda dell’Arno: “Attenzione! Pericolo alluvione!”
Capiva di essere pesante e per questo si tratteneva, ma qualcosa prima o poi s’incrinava e capitava un fuoriuscita: devastante.
Che fare?
L’amava. Anche lui aveva quindi bisogno di lei?
Oppure avrebbe dovuto farsi un’amichetto – o un’amante! – con il quale potersi sfogare e donarsi così “libero” alla sua donna?
È triste, però… è triste sapere quanto è triste che qualcuno abbia bisogno di te.
Lo specchio incominciava ad appannarsi.
L’acqua, caldissima, scorreva in doccia da troppo tempo; il tempo necessario per capire che anche lui era un “dipendente”.
E la smorfia si tramutò in sorriso.

«Lo scrittore è essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine.»

François Mauriac

8 luglio 2011

*

È triste aver bisogno di te © Paula Becattini

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Concidenze
Anch’io ho un segreto.

2 Risposte

  1. E sei riuscita a farmi leggere ancora una volta un articolo della Costanza Miriano (si chiama così?): non so bene perché – devo riflettere – ma quel blog ha per me qualcosa che… non so definire ma che non me lo fa piacere fino in fondo….

    8 luglio 2011 alle 1:44 PM

    • È capitata questa fortuita coincidenza.
      Ieri sera ha visto luce il brevissimo “spaccato” che vi ho proposto e stamani m’imbatto in questo post della Costanza Miriano (si chiama proprio così).
      Non ho certo messo il link per alzare le sue già numerose visite al blog!
      Ma ti confido una cosa: adoro stuzzicare! Almeno il cervello…

      8 luglio 2011 alle 5:20 PM

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